Luana Proietti - Psicologa Anagni

Effetti dello stress perinatale materno. Uno sguardo alla prevenzione

Lo stress perinatale materno è comune a molte donne ma spesso viene minimizzato perché si sottovaluta la componente psicologica per lasciare più spazio e priorità al quadro clinico della madre e del nascituro.

A tal proposito vediamo come lo stress influisce sull’individuo e in particolare sulla donna in gravidanza.

La reazione di stress dell’organismo è attivata da uno stimolo percepito come una minaccia, attivando il sistema nervoso simpatico e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA). L’esperienza stressante varia da individuo a individuo e dipende dal valore soggettivo che viene attribuito allo stimolo minaccioso. Evidenze scientifiche sostengono che lo stress perinatale produca effetti negativi nel bambino tanto da influenzare lo sviluppo neurobiologico, la risposta emotiva e la salute in generale. Numerosi studi evidenziano che questa trasmissione dello stress alla prole produca sia dei cambiamenti epigenetici a livello del DNA sia dei cambiamenti nel micro RNA. Da questi studi nasce l’obbiettivo di valutare nella futura madre sia lo stress associato ad eventi vissuti, sia quello percepito durante la gravidanza, con la conseguente necessità di supportare queste donne nella gestione dello stress. La risposta stressante può essere attivata da idee e pensieri riguardanti la percezione della perdita di controllo sulle situazioni, dalla sensazione di imprevedibilità degli eventi e dall’esperienza dello scarso sostegno sociale. Sapolsky (2015) mette in evidenza come le conseguenze dei fattori di stress siano meno gravi della percezione negativa che l’individuo ha quando non riesce a gestirli come vorrebbe. (foto 1)

Si è visto anche che lo stress perinatale può portare conseguenze anche nelle generazioni successive attraverso la trasmissione epigenetica (le modifiche ereditabili nella funzione del genoma che si verificano senza cambiare la sequenza del DNA).

Da un altro studio è emerso che i fattori maggiori di stress durante la gravidanza siano dovuti a liti con il partner, traslochi e malattie di familiari (Mukherjee 2017).

Un’altra ricerca rileva che la percezione di uno stress sia dato dalla somma di più eventi di vita stressanti a un anno prima del parto. A questi si aggiungono l’infelicità o l’ambivalenza rispetto alla gravidanza, una storia di aborti spontanei, problemi medici prima o durante la gravidanza, il non aver frequentato un corso preparto, la necessità di sottoporsi a più controlli medici dovuti a complicazioni. Anche delle situazioni stressanti che si sono verificate nell’infanzia della donna sono correlate allo stress prenatale (Kingston, Sword et al. 2012).

Lo stress prenatale è anche un fattore di rischio per la depressione post-partum. Durante la gravidanza una buona salute materna caratterizzata da ottimismo e positività viene invece correlata/accostata a una buona crescita cognitiva, linguistica, socio-emotiva e motoria del bambino (Phua et al. 2017).

Il MODERATORE PIU’ IMPORTANTE DELLO STRESS E’ IL SUPPORTO PSICOSOCIALE.  Con i cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi anni in cui è venuto meno il supporto della famiglia allargata difatti si vive in nuclei familiari sempre più piccoli, e molto spesso per motivi lavorativi lontano dalle famiglie di origine, è aumentata la percezione di solitudine e difficoltà organizzative delle donne in gravidanza e nel periodo postnatale.

Un’altra caratteristica importante rispetto al fronteggiamento di situazioni stressanti è la RESILIENZA che si riferisce sia alla capacità di ripresa dai danni da stress, sia alla capacità dell’individuo di reagire con flessibilità ai cambiamenti dell’ambiente per ottenere un esito/cambiamento positivo di fronte alle difficoltà (McEwen 2015). (foto 2)

La resilienza coinvolge sia risposte neurologiche sia comportamentali ed è per questo motivo che un sano sviluppo del cervello sia determinante per lo sviluppo delle funzioni cognitive flessibili, per una buona autostima e per un’autoregolazione efficace. Lo sviluppo di queste caratteristiche sane determinerà l’interpretazione degli eventi in negativi o positivi. Per lo sviluppo di una mente resiliente e una grande tolleranza allo stress, emerge l’importanza delle cure primarie materne. Lo sviluppo di una base sicura nel bambino, attraverso coccole e carezze e attraverso la sintonizzazione emotiva sui suoi bisogni, saranno predittive della sua capacità futura di fronteggiamento allo stress. Ci sono studi a conferma di questo come quello di Sharp et al. del 2012, in cui un campione di donne depresse che tenevano per molto tempo in braccio il neonato e gli offrivano carezze e coccole costanti, riuscivano a mitigare il trasferimento degli effetti della loro depressione, rispetto alle madri che offrivano meno cure materne. (foto 3)

Un altro studio su modelli animali dimostrava che i cambiamenti epigenetici che avvenivano nella regolazione dello stress potevano essere trasmessi da una generazione all’altra.

Questi dati forniscono uno strumento di cura a tutte le donne che si trovano ad affrontare eventi stressanti, ansiogeni o depressivi in gravidanza in quanto la consapevolezza di poter intervenire con comportamenti adeguati per poter interrompere o moderare la trasmissione delle loro problematiche ai propri figli, fornisce un fortissimo senso di autoefficacia di cui potranno beneficiare per se stesse e per la prole.

Un altro punto importante sul quale si può concentrare l’intervento psicologico, oltre alla psicoeducazione del  sistema di cure primario, è la ristrutturazione cognitiva. Andando infatti a lavoraresulla percezione soggettiva dello stress, si potrà modulare la risposta dell’individuo a tale stress e andare a cambiare il modo di affrontare le situazioni, potenziando così il senso di autoefficacia personale.

BIBLIOGRAFIA

B.S. Mc Ewen, G. Gray e C. Nasca (2015), Recognizing resilience: learning from the effects of stress on the    brain, “Neurobiology of Stress” vol. 1, pp.1-11.

S. Mukherjee, S. Coxe, K. Fennie, P. Madhivanan, M.J. Trepka, Stressful life event experinces of pregnant women in the United States: a latent class analysis, “Women’s Healt Issues”, vol. 27 (1), pp. 83-92.

D.Y. Phua, M.K.Z.L. Kee, D.X.P. Koh, A. Rifkin-Graboi, M- Daniels, H. Chen, e Growing Up in Singapore Towards Healty Outcomes Study Group (2017), Positive maternal mental healt during pregnancy associated with specific forms of adaptive development in early childhood: evidence from a longitudinal study, “Development and Psychopathology 29(5), pp. 1573-1587.

R.M. Quatraro e P.Grussu (2018), Psicologia clinica perinatale. Dalla teoria alla pratica, Erikson, Trento.

R.M. Sapolsky, F.A. e S.W. Robb (2017), Stress and the brain: individual variability and the inverted-U, “Nature Neuroscience”, vol. 18(10), pp. 1344-1346.

H. Sharp, A. Pickles, M. Meaney., K. Marshall, F.Tibu e J. Hill (2012), Frequency of infant stroking reported by mothers moderates the effect og prenatal depession on infant behavioural and physiological outcomes, “PLoS One”, vol.7(10), e45446.

W. Sword et al. (2012), Parto in gravidanza BMC, Pubmed.gov.

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