Luana Proietti - Psicologa Anagni

COME FARSI ASCOLTARE DAI BAMBINI

Capita sempre più spesso il bisogno dei genitori di chiedere aiuto ad uno specialista rispetto all’educazione dei propri figli. Alcuni sono confusi dalle diverse informazioni che leggono su riviste o libri dedicati all’argomento, alcuni ricevono spesso critiche esterne su come stanno educando i propri figli, altri ancora si trovano in un momento di crisi in cui hanno provato varie strategie ma nessuna di esse sembra funzionare. Facciamo, dunque, un po’ di chiarezza, su quale sia la forma di comunicazione più efficace tra genitori e figli. Premettendo che non esiste una formula magica da pronunciare perché i bambini ascoltino e soprattutto non esiste un metodo standard universale per tutti perché ogni essere umano è unico e quindi la comunicazione va adattata al singolo sistema familiare, sicuramente ci sono delle strategie che funzionano meglio di altre.

Parliamo ad esempio dell’argomento che più frequentemente viene proposto all’attenzione degli specialisti: la punizione. Alcuni genitori mi chiedono se sia giusto o no dare punizioni e quali siano quelle efficaci. La mia riposta è sempre la stessa, nella vastità del repertorio dei comportamenti umani parlare di giusto o sbagliato non è poi così corretto. Per capire come comportarci introdurrei il concetto di comportamento funzionale. Il comportamento funzionale non è ne giusto ne sbagliato ma è quello che mi porta ad ottenere un obiettivo desiderato.

Premesso questo direi che la punizione non è assolutamente un comportamento funzionale. Vediamo perché. Provate a ricordare le sensazioni provate quando da piccoli venivate puniti. Nella maggior parte di noi, i sentimenti generati da una punizione sono stai vergogna e rabbia, di conseguenza se io punisco il bambino o l’adolescente la sua reazione emotiva è quella di provare sentimenti di rabbia, vergogna, sensazione di non valere nulla e in alcuni casi provocare reazioni di sfida o vendetta e non è questo l’obbiettivo che vogliamo raggiungere con la punizione. Ogni genitore vorrebbe educare i propri figli ad avere comportamenti più corretti, traducendo più efficaci e funzionali. Se il bambino o l’adolescente quando viene punito è “impegnato” a sperimentare questi sentimenti negativi, nel suo cervello non c’è spazio per elaborare ed apprendere le conseguenze del suo comportamento scorretto. Possiamo tranquillamente affermare che le punizioni sono una distrazione perché l’individuo invece di sentirsi dispiaciuto per ciò che ha fatto e quindi pensare a come rimediare, si perde in sensazioni di difesa o attacco. Punendo il bambino o l’adolescente noi li priviamo dell’importantissima elaborazione interiore che può portarli ad affrontare invece il proprio comportamento sbagliato.

 A mio avviso, quindi, l’alternativa più efficace è la prevenzione. Essere sintonizzati con le emozioni e i bisogni della fase evolutiva in cui si trovano i vostri figli sicuramente vi farà prevenire moltissimi comportamenti problematici in cui bambini e adolescenti stanno semplicemente esprimendo i loro bisogni o il loro disagio. Ovviamente non sempre tutto questo è possibile o a volte non si riescono a cogliere degli aspetti emotivi in quel determinato momento, ecco che allora vostro figlio metterà in atto un comportamento disfunzionale rispetto a quel determinato contesto e momento.  Vi propongo un piccolo elenco di alternative alla punizione:

  • Domandare se c’è un modo per essere d’aiuto
  • Esprimere forte disapprovazione senza però aggredire o giudicare
  • Asserire le vostre aspettative
  • Mostrare al bambino/adolescente come riparare
  • Suggerire delle alternative
  • Agire facendo da modello
  • Parlare con il bambino/adolescente per cercare insieme una soluzione
  • Parlare dei sentimenti del bambino/adolescente e dei suoi bisogni
  • Parlare dei vostri sentimenti e bisogni
  • Lasciare che il bambino/adolescente sperimenti le conseguenze del proprio comportamento

Ad esempio al posto di sgridare un bambino che potrebbe farsi del male leccando un coltello gli si potrebbe proporre di leccare il cucchiaio, al posto di sgridare il bambino perché sta giocando con un oggetto che potrebbe rompersi, sostituire l’oggetto fragile con un altro giocattolo. Ripetendo più volte questo tipo di comunicazione al bambino arriverà sicuramente un messaggio differente rispetto al rimprovero e predisporrà il suo stato d’animo all’ascolto perché si sentirà compreso e non attaccato.

Se la casa è messa in disordine e ci sono due o più bambini è dannoso cercare il colpevole. E’ più efficace esprimere il nostro disappunto a prescindere dalla punizione. Solo così possiamo far emergere il senso di responsabilità dei bambini di fronte alle azioni che compiono.  In questo caso ad esempio, sarebbe molto più utile chiedere a tutti di aiutare a riparare o mettere in ordine. Questa strategia si può applicare anche con gli adolescenti, quando al posto di una punizione proponiamo loro di trovare una soluzione al problema che si è venuto a creare, promuovendo così il loro senso di responsabilità e spingendoli verso delle scelte riparative autonome.

Se nonostante queste strategie il problema persiste o si risolve solo momentaneamente è necessario chiedere aiuto ad uno psicologo che vi aiuterà a capire i vostri vissuti e a trovare quale approccio da utilizzare sia più efficace per voi insegnandovi l’utilizzo del problem solving, della comunicazione assertiva e della validazione emotiva.

BIBLIOGRAFIA

T. Berry Brazelton (1992), “Il bambino da 0 a 3 anni”, Ed. Rizzoli.

T. Berry Brazelton (2001), “Il bambino da 3 a 6 anni”, Ed. Rizzoli.

A. Faber, E. Mazlish (1980), “Come parlare perché i bambini ti ascoltino & Come ascoltare perché ti parlino”, Ed. Mondadori.

H. Montgomery (2018), “Sette passi per crescere figli indipendenti e felici” ,Ed. De Agostini.

D. Winnicott (1997), “Bambini”, Ed. Raffaello Cortina.

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