“La nostra ansia non viene dal pensare al futuro, ma dal volerlo controllare” (K. Gibran)
L’ansia è la risposta del nostro organismo ad uno stimolo od evento che viene percepito come pericoloso. L’ansia adeguata alla situazione ci è molto utile perché ci permette di reagire in breve tempo all’evento. Diventa invece un problema quando la sua intensità è eccessiva rispetto alla situazione che si sta affrontando o quando persiste per molto tempo. L’ansia patologica si manifesta nella vita di una persona interferendo con i suoi normali processi di pensiero generando preoccupazione continua ed intensa. Questo processo mentale si riflette a livello emozionale scatenando una serie di sensazioni spiacevoli che si riflettono sull’organismo.
L’ansia può comportare vari sintomi che possono non essere uguali in tutte le persone:
• Sintomi fisici: tensione, tremore, sudorazione, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, sensazione di mancanza di respiro, vertigini, nausea o disturbi addominali, formicolii;
• Sintomi psichici: derealizzazione, depersonalizzazione, senso di vuoto mentale, aumentata percezione di allarme e pericolo, immagini o ricordi negativi, paura, irritabilità, incapacità di rilassarsi.
Le cause dell’ansia possono essere di vario tipo: genetiche, ambientali, indotte da problemi di salute, fattori biologici, uso di farmaci o astinenza da essi, eventi stressanti o traumatici.
Ci sono vari tipi di disturbi d’ansia: disturbo d’ansia da separazione, agorafobia, ipocondria, fobie specifiche, disturbo d’ansia generalizzata, attacco di panico, disturbo di panico, fobia sociale.
Nel DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE emerge un’eccessiva paura o ansia nel momento della separazione da casa o dalle figure di riferimento. A differenza del normale disagio al momento del distacco dai suoi genitori, l’ansia da separazione può interferire con le attività di vita quotidiana facendo evitare al bambino tutte le situazioni che lo porterebbero lontano da casa e/o dai suoi genitori. Questi bambini ogni vota che pensano ad un eventuale allontanamento da casa o dai propri genitori cominciano a provare molta ansia. Questo disturbo insorge di solito in seguito ad un evento molto stressante come ad esempio un lutto, un trasferimento, un cambio di scuola, una separazione, una ospedalizzazione o più semplicemente un periodo di malattia vissuto dal bambino in maniera negativa. I sintomi variano a seconda dell’età del bambino considerando che questo disturbo può colpire sia bambini sia adolescenti. I sintomi fisici possono essere mal di pancia, enuresi, encopresi, vertigini, batticuore, respiro affannato e sudorazione mentre i sintomi cognitivi possono essere brutti pensieri o paure, che spesso nei bambini più piccoli non sono verbalizzati ma si notano attraverso il loro rifiuto di andare a scuola o fare altre cose. Di solito il disturbo di ansia da separazione, se ben gestito dai genitori e dagli insegnanti si risolve da solo. E’ necessario invece chiedere aiuto allo psicologo quando questo disturbo dura nel tempo e interferisce con il normale svolgimento delle attività scolastiche e sociali.
Nell’AGORAFOBIA l’ansia insorge quando ci si trova in luoghi o situazioni in cui non si ha una via di fuga oppure dove sia difficile ricevere aiuto nel caso si verifichi un attacco di panico o accada qualcosa. Ad esempio situazioni come viaggiare in treno e non poter scendere da una stazione all’altra, trovarsi bloccati nel traffico, fare un pranzo o una cena con altre persone e non poter scappare nel bel mezzo dell’evento, viaggiare in aereo, in barca, assistere ad un concerto o ad una cerimonia. A volte queste situazioni sono possibili con la presenza di un accompagnatore che può prestare soccorso durante l’evento. Nell’agorafobia sono presenti due componenti che mantengono il problema: l’ansia provata e i tentativi di evitamento, che seppur diminuiscono l’ansia nel breve periodo, a lungo andare rinforzano l’isolamento che la persona va man mano a crearsi. Anche in questo caso risulta necessario chiedere aiuto quando l’evitamento arriva ad interferire con l’autonomia della persona rendendole difficoltoso uscire di casa per evitare tutti i contatti sociali.
L’IPOCONDRIA si manifesta con la preoccupazione o la convinzione di avere una grave malattia. Questa è spesso basata sull’errata o sproporzionata interpretazione dei sintomi fisici. Un aspetto caratterizzante l’ipocondria è che l’ansia e l’eccessiva preoccupazione di avere una malattia continui nonostante rassicurazioni mediche dopo aver effettuato esami diagnostici che confermino l’assenza di una malattia. L’ipocondria si presenta anche in casi in cui la persona ha una malattia non grave o una patologia cronica e teme di avere altre malattie. Per queste persone la malattia diviene il loro unico pensiero e spesso il loro unico oggetto di conversazione. Molto spesso queste persone si espongono al rischio di procedure diagnostiche invasive seppur senza necessità. La paura delle malattie può comparire a qualsiasi età ma si pensa che l’età di esordio sia intorno alla prima età adulta. Il trattamento dell’ipocondria può risultare difficoltoso per vari motivi: in primis la persona non sente che la sua è una difficoltà psicologica, in secondo luogo perché difficilmente riesce a credere e ad essere tranquillizzata che il suo non è un disagio fisico ma solo psicologico. Nonostante queste difficoltà la psicoterapia con le persone ipocondriache ha dei buoni esiti.
Le FOBIE SPECIFICHE sono rappresentate da una paura sproporzionata e irragionevole nei confronti di stimoli o situazioni facilmente circoscrivibili. Esempi di fobie specifiche potrebbero essere la paura per i ragni, per i serpenti, per gli insetti, per il sangue, oppure la paura di viaggiare in treno, in aereo ecc.. Per poter parlare di fobia specifica come malattia significativa sono necessari due parametri: il primo è che la persona che la vive si accorga dell’irragionevolezza della sua paura, il secondo è che questa paura vada ad inficiare con la qualità della sua vita. Se ad esempio una persona che vive in una grande città dovesse avere la fobia dei serpenti, questo non le comporterebbe un cambiamento della sua qualità di vita o delle sue abitudini. Al contrario però se questa persona vivesse in campagna e lavorasse in un’azienda agricola, questa fobia potrebbe cambiare le sue abitudini al punto di immobilizzarla dentro casa ed impedirle di lavorare. Solo nel secondo caso sarebbe necessario il ricorso al trattamento psicologico.
Il DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA è contraddistinto da ansia e preoccupazioni croniche smisurate. L’ansia e le preoccupazioni riguardano infatti un altissimo numero di eventi o pensieri elaborati come realmente pericolosi, è per questo che si parla di ansia “generalizzata”. I sintomi principali dell’ansia generalizzata sono: il disagio clinicamente significativo dato dalle preoccupazioni o sintomi fisici; ansia e preoccupazione che durano da almeno sei mesi e si manifestano per la maggior parte del tempo; difficoltà di controllo sulle preoccupazioni; presenza di sintomi psicofisiologici come irrequietezza o nervi “a fior di pelle”, facile affaticabilità, difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazione del sonno. In questi casi è necessario chiedere un aiuto psicologico.
L’ATTACCO DI PANICO è una manifestazione d’ansia e terrore intensi, è inoltre breve e transitoria. Nel periodo limitato di tempo in cui avviene l’attacco di panico si verificano i seguenti sintomi: palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di sbandamento o svenimento, derealizzazione e depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di impazzire, terrore di morire, percezioni di torpore o formicolio, brividi o vampate di caldo. L’aspetto che caratterizza l’attacco di panico rispetto ad altri disturbi ansiosi è la convinzione, almeno durante il verificarsi dell’attacco stesso, che si tratti esclusivamente di sintomi fisici. Al contrario, negli altri disturbi ansiosi, seppur presenti, i sintomi fisici seguono gli aspetti emozionali e cognitivi. Durante l’attacco di panico le patologie più temute sono l’ictus cerebrale e l’infarto. Gli attacchi di panico di solito durano tra i dieci e i venti minuti e la sintomatologia migliora spontaneamente in poco tempo. Di solito sono le strutture di emergenza medica ad occuparsi dell’attacco di panico, data la rilevanza dei sintomi fisici e questo è importante per la diagnosi differenziale con le manifestazioni acute della malattia coronarica. Nel primo caso di attacco di panico difficilmente il paziente accetta la diagnosi di malattia psicologica e spesso si pensa alla sottovalutazione del proprio caso da parte dei medici. A ciò si aggiunge l’organizzazione cognitiva di queste persone che tendono ad avere una difficoltà di lettura emotiva. Se vi è solo un attacco di panico isolato di solito non si richiedono accertamenti psicologici o psichiatrici. Quando invece gli attacchi di panico iniziano a ripetersi è necessario effettuare una valutazione psicologica per capire se questi eventi siano caratteristici del disturbo di panico, del disturbo di somatizzazione, della depressione o della schizofrenia.
Il DISTURBO DI PANICO è caratterizzato da ripetuti attacchi di panico a cui fa seguito un periodo di almeno un mese di intensi e persistenti timori che tali eventi possano ripresentarsi. Spesso può emergere il desiderio di fuggire dal luogo in cui l’evento si manifesta per raggiungerne un altro in cui ci si sente più sicuri. E’ possibile inoltre una ipersensibilizzazione rispetto a luoghi od eventi in cui si è verificato precedentemente un attacco di panico e che quindi la persona inizi ad evitare quei luoghi o quelle situazioni, oppure che si faccia accompagnare. Tale processo può portare all’insorgenza di disturbo di panico con agorafobia. Secondo Clark (1996), il disturbo di panico è il frutto di interpretazioni “catastrofiche” riguardo normali sensazioni corporee. La costante attenzione portata alle sensazioni corporee per evitare che si ripresenti un attacco di panico favorisce un costante stato di apprensione che va ad innalzare nella persona i livelli di ansia, creando così un circolo vizioso in cui i sintomi dell’attivazione andrebbero a confermare l’interpretazione corporea errata, incrementando ancora di più l’ansia. I trattamenti di maggior successo nel disturbo di panico sono quelli che vanno a lavorare appunto su questo circolo vizioso, ripristinando così un modo di pensare più funzionale al benessere dell’individuo, rendendolo capace di fronteggiare le situazioni che teme di più.
La FOBIA SOCIALE è caratterizzata da una smisurata paura legata a situazioni sociali o prestazionali. La persona teme di sbagliare davanti agli altri, di comportarsi in maniera inadeguata, di provare vergogna, imbarazzo e umiliazione, oppure di essere giudicata negativamente. Ci sono casi in cui gli eventi sociali sono tollerati con molta fatica e ansia, e casi in cui addirittura vengono evitati. L’ansia può manifestarsi sia durante la situazione temuta, sia come ansia anticipatoria. Durante l’evento sociale oltre al disagio psicologico si possono provare manifestazioni fisiche come rossore, sudorazione, malessere gastrointestinale e diarrea. Prima di affrontare la situazione invece può manifestarsi l’ansia anticipatoria iniziando così a preoccuparsi varie volte al giorno per la situazione che si dovrà affrontare. Anche nel caso della fobia sociale può instaurarsi un circolo vizioso perché le preoccupazioni potrebbero determinare prestazioni scadenti o comportamenti imbarazzanti che determinerebbero un aumento dell’ansia anticipatoria rispetto agli eventi futuri. Anche in questo caso risulta necessario chiedere un sostegno psicologico quando le preoccupazioni diventano eccessive e vanno a determinare un cambiamento in negativo, talvolta addirittura l’isolamento, nella propria vita.
Quando in ogni caso e nelle situazioni precedentemente descritte, l’ansia diventa incontrollabile è necessario un intervento professionale che sostenga l’individuo nella gestione dei sintomi e nella risoluzione delle cause. Il trattamento dei disturbi d’ansia può essere farmacologico e/o psicologico. Il trattamento farmacologico può essere efficace ma espone al rischio di ricadute una volta terminato.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale risulta molto efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia, e ciò è stato dimostrato dalla ricerca sperimentale evidence based. Questo tipo di psicoterapia si avvale di:
• tecniche di esposizione con le quali si programmano degli step graduali, attraverso i quali il paziente affronterà le situazioni temute;
• eliminazione dei comportamenti di controllo che spesso sostengono l’evitamento di situazioni ansiose rendendo la persona sempre meno in grado di affrontare tale situazione;
• ristrutturazione cognitiva, nella quale si identificano e affrontano i pensieri che rendono la situazione ansiogena;
• gestione emotiva, nella quale si impara a riconoscere, ad accettare e a gestire le emozioni generate da eventi ansiogeni;
• tecniche di rilassamento, che vanno ad accompagnare l’esposizione o vengono inserite nell’apprendimento di uno stile di vita più sano ed equilibrato.