Disturbo ossessivo compulsivo

Il DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO colpisce circa il 2,5% della popolazione generale. L’età di esordio va dai 10 ai 20 anni, ed a soffrirne sono più gli uomini che le donne con un rapporto di 2:1. Anche se viene inquadrato dal DSM 5 nei disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo compulsivo ha caratteristiche molto peculiari.

 Le ossessioni infatti sono ben diverse dalle preoccupazioni che caratterizzano altre manifestazioni ansiose o depressive. Le ossessioni sono caratterizzate da pensieri che sono vissuti come intrusivi o inappropriati e che causano un enorme disagio alla persona. Nonostante ci sia la consapevolezza che questi pensieri sono solo un prodotto della propria mente, i tentativi di ignorare o neutralizzare questi impulsi servono a poco. A differenza dell’ansia, nella quale la persona sente che le sue preoccupazioni sono valide ed opportune, nelle ossessioni c’è infatti la consapevolezza che siano esagerate ed irragionevoli. Alcuni esempi di ossessioni potrebbero essere: il dubbio di aver chiuso la porta di casa, o aver lasciato il ferro da stiro acceso o il gas aperto, la paura di essere contaminati con una stretta di mano o toccando oggetti che hanno toccato anche altre persone, sentirsi a disagio quando non ci sono le cose nell’ordine che si era prestabilito, il pensiero di nuocere a se stessi o agli altri, la paura di dire ad alta voce parole disdicevoli o inappropriate in luoghi pubblici, il pensiero di immagini sessuali nonostante non si desideri averle.

Le compulsioni sono date invece dai comportamenti che la persona mette in atto automaticamente come controllare e ricontrollare, lavarsi eccessivamente le mani, allineare, riordinare, ripetere per un certo numero di volte una determinata azione, cercare rassicurazioni, eseguire delle rigide routine, oppure ripetere mentalmente parole, numeri o formare un’immagine mentale. Alcuni esempi di compulsioni potrebbero essere: la continua verifica che le porte, i rubinetti o il gas siano chiusi, la verifica che il ferro da stiro sia staccato dalla corrente, il continuo lavarsi le mani secondo alcuni rituali di decontaminazione, contare seguendo sequenze specifiche, ripetere a sé stessi preghiere o frasi scaramantiche per rassicurarsi, riordinare le cose in un ordine ben preciso e provare disagio quando non si trovano in quel determinato ordine.

Un modello esemplificativo del disturbo ossessivo-compulsivo è stato formulato da un gruppo di ricerca internazionale, chiamato Obsessive Compulsive Cognitions Working Group (OCCWG), costituito da un gruppo di studiosi che si sono occupati di questo disturbo dal punto di vista cognitivista. Essi hanno individuato sei costrutti che corrispondono a degli schemi impliciti di pensiero. Essi sono:

1.            inflated responsibility: ovvero una sovrastima del senso di responsabilità che avrebbe la persona nel determinare o evitare gli eventi e le situazioni;

2.            overimportance of toughts: secondo questo costrutto il pensare le cose avrebbe una reale implicazione sul piano reale, come ad esempio il “pensiero magico” o la “fusione pensiero-azione”

3.            excessive concern about the importance of controlling one’s thoughts: presuppone la capacità di controllare i propri pensieri ed avere un potere su di essi;

4.            overestimation of threat: in questo caso ci sarebbe una sovrastima di pericolo personale e della probabilità che si verifichino degli eventi pericolosi;

5.            intolerance of uncertainty: riguarda una scarsa fiducia nelle proprie capacità di fronteggiamento di nuove situazioni;

6.            perfectionism: in cui emerge la tendenza a trovare la soluzione perfetta per ogni situazione, temendo che una soluzione imperfetta possa avere conseguenze disastrose.

Sia le ossessioni sia le compulsioni possono essere considerate come indicatori del disagio dell’individuo. L’intensità dei sintomi può variare nel corso del tempo e di solito si accentuano durante periodi di vita in cui si affrontano momenti di disagio, cambiamenti significativi, traumi e stress. Nel momento in cui le ossessioni e le compulsioni interferiscono con il normale funzionamento quotidiano e tolgono alla persona che le vive almeno un’ora al giorno, acquistano un rilievo clinico e diventa necessario un intervento su di esse. E’ da sottolineare che non c’è una relazione tra le ossessioni e le compulsioni e i cosiddetti tratti di personalità. Anche se il disturbo ossessivo compulsivo e il disturbo ossessivo compulsivo di personalità hanno nomi simili, il primo rientra tra i disturbi d’ansia, il secondo tra i disturbi di personalità. Con il secondo ci si riferisce ad un disturbo che non ha ossessioni o compulsioni, ma un quadro pervasivo di preoccupazioni per l’ordine ed i dettagli ed un eccessivo senso di perfezionismo che impedisce alla persona che lo vive di portare a termine i suoi obiettivi perché non ritenuti perfetti.

TRATTAMENTO

Nella valutazione del disturbo ossessivo compulsivo si utilizzano l’osservazione diretta da parte del terapeuta, l’automonitoraggio e le schede di self report da parte del paziente. Questi strumenti sono indispensabili non solo per l’inquadramento diagnostico ma anche per la pianificazione del trattamento da effettuare durante la terapia. Nella terapia cognitivo comportamentale ci si focalizzerà su due aspetti: quello comportamentale in cui si aiuterà la persona ad esporsi gradualmente alle situazioni che le hanno creato ansia e disagio connesse alla comparsa delle ossessioni, ed una parte cognitiva in cui ci si focalizzerà sul significato che le ossessioni hanno per la persona, aiutandola a gestire le proprie preoccupazioni. Questo modello andrà contestualizzato all’interno della storia di vita del paziente, delle sue relazioni, della sua modalità di relazionarsi a sé stesso e agli altri e della sua unicità.

 Le ossessioni infatti sono ben diverse dalle preoccupazioni che caratterizzano altre manifestazioni ansiose o depressive. Le ossessioni sono caratterizzate da pensieri che sono vissuti come intrusivi o inappropriati e che causano un enorme disagio alla persona. Nonostante ci sia la consapevolezza che questi pensieri sono solo un prodotto della propria mente, i tentativi di ignorare o neutralizzare questi impulsi servono a poco. A differenza dell’ansia, nella quale la persona sente che le sue preoccupazioni sono valide ed opportune, nelle ossessioni c’è infatti la consapevolezza che siano esagerate ed irragionevoli. Alcuni esempi di ossessioni potrebbero essere: il dubbio di aver chiuso la porta di casa, o aver lasciato il ferro da stiro acceso o il gas aperto, la paura di essere contaminati con una stretta di mano o toccando oggetti che hanno toccato anche altre persone, sentirsi a disagio quando non ci sono le cose nell’ordine che si era prestabilito, il pensiero di nuocere a se stessi o agli altri, la paura di dire ad alta voce parole disdicevoli o inappropriate in luoghi pubblici, il pensiero di immagini sessuali nonostante non si desideri averle.

Le compulsioni sono date invece dai comportamenti che la persona mette in atto automaticamente come controllare e ricontrollare, lavarsi eccessivamente le mani, allineare, riordinare, ripetere per un certo numero di volte una determinata azione, cercare rassicurazioni, eseguire delle rigide routine, oppure ripetere mentalmente parole, numeri o formare un’immagine mentale. Alcuni esempi di compulsioni potrebbero essere: la continua verifica che le porte, i rubinetti o il gas siano chiusi, la verifica che il ferro da stiro sia staccato dalla corrente, il continuo lavarsi le mani secondo alcuni rituali di decontaminazione, contare seguendo sequenze specifiche, ripetere a sé stessi preghiere o frasi scaramantiche per rassicurarsi, riordinare le cose in un ordine ben preciso e provare disagio quando non si trovano in quel determinato ordine.

Un modello esemplificativo del disturbo ossessivo-compulsivo è stato formulato da un gruppo di ricerca internazionale, chiamato Obsessive Compulsive Cognitions Working Group (OCCWG), costituito da un gruppo di studiosi che si sono occupati di questo disturbo dal punto di vista cognitivista. Essi hanno individuato sei costrutti che corrispondono a degli schemi impliciti di pensiero. Essi sono:

1.            inflated responsibility: ovvero una sovrastima del senso di responsabilità che avrebbe la persona nel determinare o evitare gli eventi e le situazioni;

2.            overimportance of toughts: secondo questo costrutto il pensare le cose avrebbe una reale implicazione sul piano reale, come ad esempio il “pensiero magico” o la “fusione pensiero-azione”

3.            excessive concern about the importance of controlling one’s thoughts: presuppone la capacità di controllare i propri pensieri ed avere un potere su di essi;

4.            overestimation of threat: in questo caso ci sarebbe una sovrastima di pericolo personale e della probabilità che si verifichino degli eventi pericolosi;

5.            intolerance of uncertainty: riguarda una scarsa fiducia nelle proprie capacità di fronteggiamento di nuove situazioni;

6.            perfectionism: in cui emerge la tendenza a trovare la soluzione perfetta per ogni situazione, temendo che una soluzione imperfetta possa avere conseguenze disastrose.

Sia le ossessioni sia le compulsioni possono essere considerate come indicatori del disagio dell’individuo. L’intensità dei sintomi può variare nel corso del tempo e di solito si accentuano durante periodi di vita in cui si affrontano momenti di disagio, cambiamenti significativi, traumi e stress. Nel momento in cui le ossessioni e le compulsioni interferiscono con il normale funzionamento quotidiano e tolgono alla persona che le vive almeno un’ora al giorno, acquistano un rilievo clinico e diventa necessario un intervento su di esse. E’ da sottolineare che non c’è una relazione tra le ossessioni e le compulsioni e i cosiddetti tratti di personalità. Anche se il disturbo ossessivo compulsivo e il disturbo ossessivo compulsivo di personalità hanno nomi simili, il primo rientra tra i disturbi d’ansia, il secondo tra i disturbi di personalità. Con il secondo ci si riferisce ad un disturbo che non ha ossessioni o compulsioni, ma un quadro pervasivo di preoccupazioni per l’ordine ed i dettagli ed un eccessivo senso di perfezionismo che impedisce alla persona che lo vive di portare a termine i suoi obiettivi perché non ritenuti perfetti.

TRATTAMENTO

Nella valutazione del disturbo ossessivo compulsivo si utilizzano l’osservazione diretta da parte del terapeuta, l’automonitoraggio e le schede di self report da parte del paziente. Questi strumenti sono indispensabili non solo per l’inquadramento diagnostico ma anche per la pianificazione del trattamento da effettuare durante la terapia. Nella terapia cognitivo comportamentale ci si focalizzerà su due aspetti: quello comportamentale in cui si aiuterà la persona ad esporsi gradualmente alle situazioni che le hanno creato ansia e disagio connesse alla comparsa delle ossessioni, ed una parte cognitiva in cui ci si focalizzerà sul significato che le ossessioni hanno per la persona, aiutandola a gestire le proprie preoccupazioni. Questo modello andrà contestualizzato all’interno della storia di vita del paziente, delle sue relazioni, della sua modalità di relazionarsi a sé stesso e agli altri e della sua unicità.

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